Non solo l’Amazzonia anche il Congo e l’Angola sono in fiamme!
Quando si fa riferimento ai polmoni verdi della Terra, l’Amazzonia è certamente la prima area che viene in mente. Tuttavia quello che pochi sanno è che l’area che circonda il fiume Congo, un corso d’acqua dell’Africa equatoriale lungo ben 4.700 chilometri, è una delle zone verdi più ricche e incontaminate del Pianeta. La foresta pluviale che caratterizza questa zona, in particolare lungo i bacini del fiume, rappresenta infatti il secondo polmone verde più grande al mondo.
E in questo momento ha bruciare sono loro; le due più grandi estensioni verdi del pianeta.
A differenza degli incendi dell’Amazzonia che hanno avuto una rilevante copertura mediatica, nessuno parla degli incendi che stanno devastando le foreste del Congo e dell’Angola. Ma oltre a non avere alcuna copertura mediatica, gli incendi nella foresta africana non hanno destato alcuna reazione della comunità internazionale, al contrario degli incendi nella foresta pluviale che sono stati l’oggetto di un aspro confronto tra Macron e Bolsonaro al recente G7 tenutosi proprio in Francia, a Biarritz. Per comprendere la portata del fenomeno in Africa è sufficiente guardare l’allerta dei roghi visibili sulle mappe dell’applicazione Global Forest Watch e su quella di FIRMS, entrambe basate sui dati raccolti dallo strumento MODIS (Moderate-resolution Imaging Spectroradiometer) installato sui satelliti Terra (EOS AM) ed Aqua (EOS PM) della NASA. In base alle analisi condotte da Weather Source, negli ultimi giorni sono stati registrati quasi 6.902 incendi in Angola, 3.395 nella Repubblica Democratica del Congo e 2.217 in Brasile.
Ma qual è la causa degli incendi?
La causa degli incendi nella foresta africana è riconducibile a pratiche agricole e zootecniche primordiali. Il mancato sviluppo dell’agricoltura in Africa ha implicato che il settore primario si basasse su pratiche agricole di sola sussistenza delle persone. Per cui uomini e donne, avvalendosi del solo strumento della zappa, lavorano la terra, piantano e poi raccolgono. E quindi cosa fare per rendere fertile il terreno? Usare tecniche avanzate è troppo dispendioso in termini di denaro per cui si ricorre a tecniche antichissime, come quella di bruciare la terra che fa della cenere il miglior fertilizzante. Tecniche come questa però hanno portato in paesi come la Costa d’Avorio alla perdita di tutta la parte boschiva al centro del paese.
Quello africano è un vero e proprio circolo vizioso da cui è molto difficile uscire.
L’aumento dalla siccità causato dai cambiamenti climatici ha ridotto la disponibilità di terre fertili, aumentando così il bisogno di bruciare le terre, per avere nuovi spazi coltivabili. Ma bruciare i boschi vuol dire aumentare l’emissione di anidride carbonica nell’atmosfera e questo non fa altro che accelerare il cambiamento climatico.