MANIPOLAZIONE ELETTORALE?
Nella Repubblica Democratica del Congo è stata del tutto inaspettata l’elezione di Félix Tshisekedi, dell’Unione per la Democrazia e il progresso sociale. Col minimo sforzo questo è riuscito a ottenere la carica che a suo padre, Étienne Tshisekedi 3 volte primo ministro, è sfuggita alle elezioni del 2011.
Eppure qualcosa non torna. La conferenza episcopale congolese (Cenco), che poteva contare sui dati raccolti dai 40 mila osservatori dispiegati su tutto il territorio durante le elezioni del 30 dicembre, aveva dichiarato che dalle elezioni era emerso un chiaro vincitore.
Tutto lasciava intendere che si trattasse di Martin Fayulu e non di Félix Tshisekedi. Tuttavia la Cenco non poteva dire ufficialmente chi fosse il vincitore perché solo la commissione elettorale era autorizzata a farlo.
Fayulu a novembre era stato scelto come candidato unico dell’opposizione congolese, ma poco dopo Tshisekedi lo avrebbe tradito presentandosi alle elezioni con Vital Kamerhe.
In linea con la sua campagna elettorale, di lotta alla corruzione, dopo la pubblicazione dei risultati provvisori la sua prima reazione è stata una denuncia del sabotaggio elettorale, seguita dalla minaccia di ricorrere alla corte costituzionale.
Non c’è stata, invece, alcuna reazione da parte del candidato Emmanuel Ramazani Shadary, delfino dell’ex presidente Joseph Kabila, arrivato terzo dopo i due candidati dell’opposizione.
Un paese come il Congo dove l’ultimo presidente ha governato 18 anni dovrebbe essere felice della vittoria delle elezioni presidenziali di un candidato dell’opposizione, ma il sospetto che i risultati siano stati manipolati per consentire la vittoria al candidato meno pericoloso per l’ex presidente e i suoi alleati è troppo forte tra la società civile.
Fonte Foto: france24